Il paese che si dimentica di tutti

Si lo so, questo è un blog di fumetti. Leggero ed ironico. Semplice e senza grandi pretese. Ma ci sono momenti in cui perfino l’ironia o la satira o la goliardìa si smarriscono per un momento. Perchè la risata è libertà d’espressione, è vero, ma anche un comico, un cartoonist, un pagliaccio si trovano talvolta con nulla da dire. Ammutoliti. Con nulla ad aggiungere. Ed è un guaio.

Niente di grave, per carità non allarmatevi. Parlo di politica. Quella politica che non c’è nel nostro paese e che toglie pure la voglia di parlarne. E non mi riferisco al governo che è caduto, l’ennesimo, non parlo del traballare della nostra povera Italia che si ritrova a destra e a sinistra in mano a registi poco esperti. No, non parlo di questo anche perchè non ho i numeri per farlo ma da cittadino e da blogger uso internet per uno sfogo, tutto personale, verso la completa mancanza di serietà che coinvolge “le alte cariche dello (S)tato”.

Vedo la perdita di valori fondamentali come il rispetto reciproco, la solidarietà (quella vera), lo stravolgimento del senso e del significato delle cose. Le immagini comparse sulle nostre TV o sui nostri monitor ieri devono, e ripeto devono, per forza averci shoccato. Peggio sarebbe se ce le fossimo fatte passare sotto il naso come una sceneggiata o una trovata da reality. Lo sdegno è simbolo di intelligenza perchè se ce ne dimentichiamo, il prossimo governo qualunque esso sia, farà la fine di questo e di altri cento. Siamo noi che non dobbiamo farla quella fine.

E’ qualcosa di più di una semplice osservazione. Da ieri ho cominciato a credere che sia noi stessi che dobbiamo cambiare per primi. Dobbiamo toglierci di dosso quella assuefazione al brutto e al peggio e renderci conto di volerlo davvero un cambiamento e di volere cose belle e giuste. Cambiamo faccia. I politici degli ultimi 20 anni ce l’hanno intristita e resa grigia e cupa. Cambiamo faccia. La nostra, non quella di chissachì. Non cerchiamo un colpevole. Non cerchiamo il candidato migliore alle prossime elezioni. Diventiamo noi il miglior candidato per il nostro paese. Diventiamo noi il miglior cittadino della nostra città, il miglior condomino del nostro intero palazzo, senza che siano le leggi a suggerircelo o imporcelo. Ripartiamo dal basso. Perchè ho il terribile dubbio che quelle di ieri siano le immagini riflesse della nostra povera società. Che sputa, offende, si agita, manca di rispetto, si rivolta nella retorica assumendo sembianze sempre più animalesche e sempre meno umane. Siamo da meno tutti noi? Imbottigliati nel traffico, allo stadio, sul nostro posto di lavoro, in famiglia. Siamo davvero figli del malgoverno o è il malgoverno ad essere figlio nostro? La nostra arroganza, la nostra cupidigia, la nostra egoistica ricerca del “di più” non è forse la malattia che ci ha portati a diventar cattivi e incattiviti?

C’è tanto buono intorno. Tante meraviglie. Ci sono un sacco di buoni propositi di fronte a scoraggiamenti come quelli di ieri. C’è tanta speranza mi viene da dire. Sapendo bene che la speranza non è una illusione ma una tra le tante possiblità.
Tra pochi mesi dovrò crescere un bambino in questo paese che si dimentica di tutti. Un paese che si è già dimenticato anche di mio figlio, prima che venga al mondo e di tanti altri che nascono in condizioni ben più tristi. Che paese può essere, mi chiedo? Che cosa gli racconterò della giustizia e della democrazia? Della lealtà e del coraggio? Che cosa dovrò dimostrargli per accendere in lui la voglia di vivere nel rispetto del prossimo?

Bisognerà tirarsi su le maniche anche oltre al gomito e far nascere sul viso un sorriso che venga però dal cuore. Troppo facile stamparselo in faccia come fanno molti. Sorridono ma non ridono. Si divertono ma non gioiscono. Per mio figlio voglio risate vere. Gioia vera.

2 Commenti...

  1. Sara

    quoto, condivido.
    coraggio che la speranza non manca.

  2. Moerandia

    Bè, devo dire che hai scritto un bel messaggio. Innanzitutto auguri per la prossima nascita.
    Io personalmente sono molto più pessimista; i segni della decadenza erano visibili già da anni, ma lo sport nazionale è sempre stato quello di mettere il coperchio sulla pentola dei problemi, sperando che decantino quando invece esplodono. E che i nodi stiano venendo al pettine oramai lo dicono tutti (e siamo solo all’inizio), coloro che tradizionalmente cercavano di mettere tutto a tacere fanno sempre più fatica a farlo.
    Bene, cominciamo a prendere atto delle difficoltà. Che si fa? Lo si è visto in Parlamento con gli scontri ripresi dalla tv. Un paese più grande e complesso di quel che sembri (ma molti in vacanza se ne vanno oltreoceano pensando che l’Italia sia chissà che) in cui si pensa più a scontrarsi ed a cercare l’appiglio per scomunicare a priori la controparte.
    Un paese dove siamo diventati tutti dei gran signori, dove si gira coi Suv ed intanto si gettano le cartacce per terra, dove il mito era la “trasgressione”, dove le giovani generazioni sono sempre peggio, dove la cocaina lascia oramai tracce ambientali, dove (taglio qui se no diventa troppo lunga, se si cominciasse ad affrontare vari temi, dalla moneta ai dazi alla sicurezza sul lavoro alla disoccupazione e sottoccupazione alle leggi che sembrano ispirate più ad interessi particolari che nazionali all’invasione del cemento a certe bollette sull’acqua ecc.).
    E quando senti parlare i politici nazionali vedi come siano del tutto distanti dalla realtà del paese … si espressione della realtà del paese, si provenienti da tutta Italia, ma una volta arrivati in una realtà separata come i “piani alti” … non si può essere che pessimisti. I segnali per il 2008 sembrano peggiori di quelli del 2007, ed è sempre così …
    Spero solo di riscrivere dicendo: avevi ragione, c’è sempre speranza.
    Saluti.
    G.Moeri

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